Martedì, 15 Luglio 2025

Giudiziaria

Con altri tre colleghi chiedevano il pizzo alle attività sotto il loro controllo

Carabiniere taglieggiava commercianti cinesi, condanna definitiva per un manduriano in servizio nel trevigiano

Tribunale di Treviso Tribunale di Treviso

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna a tre anni di reclusione per un manduriano di 42 anni, carabiniere in servizio in un comune della provincia di Treviso. Secondo la sentenza di secondo grado, il militare «abusando dei poteri e della qualità di carabiniere presso il Nucleo Operativo e Radiomobile, in occasione di ispezioni e controlli, avrebbe costretto vari esercenti a consegnargli somme di danaro, minacciando, in caso contrario, di contestare illeciti a fronte del rilievo di imprecisate irregolarità».

I supremi giudici non solo hanno confermato la pena inflitta in secondo grado, ma hanno accolto la richiesta della Procura di Treviso che aveva proposto ricorso per violazione della legge penale con riferimento all'omessa applicazione delle pene accessorie perpetue dell'interdizione dai pubblici uffici e dell'incapacità di contrattare con la pubblica amministrazione, in quanto l'imputato era stato condannato per plurimi delitti di concussione. 

La Corte degli ermellini ha così accolto il ricorso annullando la sentenza con rinvio al tribunale di Treviso per un nuovo giudizio relativamente alla sola rivalutazione delle pene accessorie. 

I fatti per i quali il carabiniere manduriano è finito sotto processo e condannato con il rito abbreviato, risalgono al 2018 quando un’inchiesta della Procura ella Repubblica di Treviso indagò quattro carabinieri, tra cui l’allora 36enne manduriano, con l’accusa di aver chiesto il pizzo a decine di commercianti e imprenditori cinesi che avevano attività commerciali nella loro zona. Baristi, imprenditori tessili e negozianti presi di mira con pesanti minacce (come quelle di far chiudere le loro attività per presunte irregolarità di carattere amministrativo o sanitario) se non avessero pagato somme che andavano da un minimo di 100 euro ad un massimo di 800 euro. A scoprirli e a condurre le indagini furono gli stessi militari dell’Arma.

Il militare manduriano con altri due commilitoni fu denunciato a piede libero mentre un loro commilitone di origini siciliane, ritenuto l’artefice del malaffare, fu arrestato. 

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COMMENTA

5 commenti

  • Walter
    mer 29 gennaio 11:07 rispondi a Walter

    DNA manduriano???

  • Giuse Dinoi
    mar 28 gennaio 18:39 rispondi a Giuse Dinoi

    Cioè praticamente coloro che dovrebbero garantire la sicurezza fanno anche questo!!!Credo che lasciarli senza stipendio per molto tempo darebbero una lezione.Ma se c'è l'hanno nel DNA non penso che impareranno.

  • Dino Conta
    mar 28 gennaio 12:41 rispondi a Dino Conta

    E se era un carabiniere si è arrestato da solo o è stata la polizia a portarlo alle carceri

  • Manduriano
    mar 28 gennaio 07:55 rispondi a Manduriano

    Cose normali mai li manduriani,mancu cinca faci lu carabinieri, poveri a nui ce paisi di delinquenti

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