
Dopo un lungo calvario giudiziario durato 7 anni, il luogotenente dei carabinieri, Giancarlo Inguscio, all’epoca comandante della stazione carabinieri di Fragagnano (ancor prima ha prestato servizio per diversi anni nella compagnia di Manduria), è stato definitivamente assolto con la formula piena "perché il fatto non costituisce reato". La sentenza, divenuta irrevocabile, mette fine a una vicenda dolorosa che ha segnato profondamente la sua vita personale e professionale.
Il procedimento era nato da un’accusa risultata essere infondata relativa alla presunta falsificazione di atti contabili, circostanza legata a una gestione amministrativa non supportata da un’adeguata formazione, da controlli efficaci e da una struttura organizzativa coerente. In altre parole, si era tentato di trasformare un problema gestionale interno, generato anche dalla mancata assegnazione di un corso di aggiornamento contabile e dalla totale assenza di guida operativa, in un’accusa penale.
Come emerso chiaramente dalle motivazioni della sentenza del Tribunale Militare, le carenze organizzative, la mancanza di formazione e l’assenza di controlli efficaci sono stati riconosciuti come fattori determinanti, escludendo qualsiasi ipotesi di dolo a carico dell’imputato. La stessa sentenza evidenzia una "trascurata gestione amministrativa" e una "generale inefficienza di sistema" che hanno inciso profondamente sulla vicenda.
In tutto questo ha avuto un ruolo centrale la sezione amministrativa del Comando Provinciale di Taranto, il cui operato, invece di supportare i reparti, si è rivelato spesso fonte di ulteriore confusione e scarico di responsabilità. Dalle risultanze giudiziarie è emersa una generale inefficienza nella gestione amministrativa, caratterizzata da carenze formative e da difetti nei controlli, che ha finito per penalizzare chi si è sempre attenuto ai propri doveri con correttezza. Al contrario, coloro che operavano all'interno di un sistema già compromesso hanno in molti casi proseguito il proprio percorso professionale senza subire conseguenze.
Durante il procedimento penale, il luogotenente Inguscio aveva richiesto una verifica amministrativa in ambito provinciale — mai riscontrata — per accertare responsabilità diffuse su prassi operative che, come confermato in sede processuale da alcuni comandanti di Stazione, erano consolidate in diversi reparti.
Nonostante il processo logorante e il peso psicologico di 7 anni di accuse infondate, il luogotenente Inguscio, già medaglia d’oro al merito civile e Cavaliere della Repubblica, ha continuato a servire con disciplina e pazienza, con la forza di chi sa di avere la coscienza a posto e la verità dalla propria parte.
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