Un matrimonio finito male, nel peggiore dei modi, nelle aule di un tribunale. Poi, dopo cinque anni di indagini e di udienze, l’assoluzione per l’uomo che era stato denunciato dall’ex moglie per atti persecutori e danneggiamenti vari. Si chiude con una sentenza di assoluzione «perché il fatto non costituisce reato», pronunciata ieri dal giudice della seconda sezione penale del tribunale di Taranto, Francesco Maccagnano.
L’imputato, A.R. di sessant’anni, imprenditore manduriano che è stato difeso dall’avvocato Lorenzo Bullo, era stato denunciato dalla moglie in fase di separazione per aver danneggiato gli infissi di casa, imbrattato le pareti interne all’appartamento e addirittura di aver cosparso sostanza maleodorante di colore scuro sugli indumenti di lei. Accuse pesanti e infamanti che l’imputato e il suo avvocato sono riusciti a far cadere. La tesi sua difensiva dell’avvocato Bullo ha fatto vacillare le accuse dimostrando l’impossibilità per il presunto stalker di entrare in casa le cui chiavi, tra l’altro, erano in possesso anche altre persone di famiglia. Tutto insomma sarebbe maturato per una separazione sofferta tra i due coniugi.
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1 commento
salvio
ven 22 novembre 2019 11:35 rispondi a salvioCome al solito bravi gli avvocati.