Nel corso dell'odierna mattinata, in virtù degli esiti dell'attività investigativa coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Taranto in merito al rinvenimento, nella serata di ieri, del cadavere di una donna in località Leporano (TA), i Carabinieri del Comando Provinciale di Taranto hanno dato esecuzione a un provvedimento di fermo di indiziato di delitto emesso dal P.M. nei confronti del figlio maggiore della vittima. A far scattare l'allarme il nipote della donna che, contattato dal cugino, residente all'estero, che gli aveva manifestato preoccupazione perché la madre non rispondeva alle sue chiamate telefoniche, dopo essersi recato presso l'abitazione della zia per accertarsi delle sue condizioni di salute, l'aveva rinvenuta, esanime, nei pressi della sua autovettura, notando attorno al suo corpo una vistosa chiazza di sangue.
Immediatamente intervenuti sul luogo, i Carabinieri riscontravano che la donna presentava una ferita all'altezza dell'addome che aveva determinato una copiosa fuoriuscita di sangue. Sul posto interveniva, altresì, personale della Sezione Investigazioni Scientifiche che procedeva ai rilievi tecnici, unitamente al P.M. di turno.
Dalle dichiarazioni rese, nell'immediatezza dei fatti, dall'altro figlio della vittima, accorso sul posto a seguito della chiamata del cugino, da quest'ultimo e da una vicina di casa, emergeva l'esistenza di rapporti conflittuali tra al donna ed il figlio il presente, determinati dalla precaria situazione economica dello stesso.
Sentito dal P.M., al fine di meglio circostanziare i fatti, l'uomo, dopo le iniziali reticenze, rendeva ampie ed articolate dichiarazioni autoaccusatorie; nello specifico, riferiva di avere ucciso la madre nel corso della mattinata utilizzando due coltelli che aveva portato con sé e precisamente un coltello sardo tipo "Pattada" ed un coltello a scatto; quindi, dopo aver cercato di liberarsi delle armi e degli indumenti indossati durante l'esecuzione del delitto, dichiarava di aver sparso candeggina all'interno della casa e staccato il tubo del gas nella prospettiva di "far saltare la casa"; quanto al movente forniva dichiarazioni contrastanti e, per certi versi, inverosimili, precisando di aver "strappato il cuore della mamma".
Tali dichiarazioni venivano confermate anche nel corso del successivo interrogatorio cui lo stesso, alla presenza del difensore di fiducia, veniva sottoposto in qualità di indiziato di reato; nel corso della confessione forniva altri agghiaccianti dettagli, affermando di aver commesso il fatto nella giornata precedente, di aver dapprima colpito la madre dietro la nuca e, successivamente, non essendo riuscito ad ucciderla subito, di averle inferto diverse coltellate alla gola, all'addome ed, infine, allo sterno per prelevarle il cuore, restando vicino a lei fino al momento del suo ultimo respiro.
Le dichiarazioni confessorie apparivano assolutamente genuine e riscontrate oggettivamente sia dai rilievi ed accertamenti urgenti compiuti dalla polizia giudiziaria sui luoghi del delitto sia attraverso li sequestro di armi dello stesso tipo di quelle descritte in sede di confessione.
Sulla base delle plurime emergenze investigative, il P.M. emetteva decreto di fermo nel confronti del presunto indiziato per li reato di omicidio aggravato, commesso, con premeditazione e crudeltà, in danno della propria ascendente.
Va precisato che nei confronti della persona fermata vale al presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva di condanna. (Nota stampa dei carabinieri)
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