Dopo 10 anni di indagini e processi, l’imprenditore manduriano Luigi Blasi è stato assolto «perché il fatto non costituisce reato» dall’accusa di bancarotta fraudolenta e disfattismo economico. Reati questi nati dal fallimento della «Banca Popolare della Valle d’Itria e della Magna Grecia».
Blasi che è stato assistito dall’avvocato Lorenzo Bullo, era stato coinvolto nel crac in qualità di componente del consiglio d’amministrazione dell’istituto di credito finito in disgrazia. In particolare, secondo l’accusa che traeva origine dalle indagini della Guardia di Finanza, l’imprenditore manduriano a capo di un’azienda leader mondiale nella produzione di macchinari per l’agricoltura, avrebbe permesso, in quanto membro del Cda, ingenti finanziamenti ad imprese senza verificare la necessaria consistenza economica.
L’istituto di credito con sede a Martina Franca, finì in bancarotta in seguito alla concessione di prestiti e mutui, per complessivi tre milioni di euro a clienti di Taranto e provincia, senza le necessarie garanzie a tutela della banca. Un modus operandi che, secondo l’accusa, avrebbe provocato un danno alla banca e alle diverse centinaia di soci fondatori della società cooperativa.
Ad essere assolto, oltre a Blasi, sono stati l’ex senatore Giuseppe Semeraro, Nicola D’Ippolito, Giovanni Lenoci, Roberto Maggi, Cataldo Ciccarone, Luciano Reale, Luigi Ecclesia, Aldo Cassese, Giuseppe Lezza, Anna Cassano (sorella dell’ex calciatore Antonio), Francesco Minno e Giorgio Guacci. La pubblica accusa aveva chiesto per tutti la condanna a 8 anni di reclusione.
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2 commenti
Marco
ven 6 dicembre 2024 10:02 rispondi a MarcoÈ colpa dei risparmiatori, dovevano cambiare banca in tempo...
Dinoi marco
ven 6 dicembre 2024 08:31 rispondi a Dinoi marcoClassica commedia. Come accade in tutti gli istituti bancari, i responsabili non sono " Mai" i vertici. La colpa del crack, ricade verso il piccolo operatore o direttore di banca.