Sabato, 21 Dicembre 2024

Attualità

L’appello di una mamma lavoratrice separata dal marito

L’appello: “aiutatemi a garantire la serenità di mio figlio”

Donna con bimbo (Archivio) Donna con bimbo (Archivio)

«Lasciatemi tornare a Manduria, per il bene di mio figlio che ha bisogno di me e di cure». È l'appello disperato di una manduriana separata dal marito e madre di un figlio di appena due anni affetto da una rarissima malattia neurodegenerativa che desidera tornare nella sua città d’origine, Manduria, dove lavora e dove vive la sua famiglia d’origine.

Ma un giudice ha stabilito che lei e il bimbo devono restare nell'attuale residenza, situata in un'altra provincia dove vive l’ex marito, per garantire la continuità della frequenza all'asilo interrompendo la quale, secondo il giudice, la malattia del piccolo potrebbe acuirsi. La decisione ha profondamente scosso la manduriana che chiameremo Chiara. «E' assurdo, secondo questo giudice - dice la donna -, è più importante l'assistenza di un asilo nido che le cure amorevoli che mio figlio potrebbe avere dalla famiglia che si prenderebbe cura di lui quando io lavoro». Lei, 38 anni, vive da sola e ogni mattina è costretta a svegliare il figlio per prepararlo prima di andare al lavoro qui a Manduria: «Sveglio il mio bambino ogni giorno all'alba. Ogni mattina è una corsa contro il tempo», racconta la donna che non si spiega la scelta del giudice di garantire il diritto del padre piuttosto che il suo, mamma lavoratrice e pendolare e del suo bimbo con problemi di salute. Se potesse Chiara tornerebbe subito a Manduria: «Lì avrei un po' di pace di cui io e mio figlio abbiamo bisogno», spiega schiacciata dal peso della malattia del figlio che ha scoperto solo qualche mese fa e che la terrorizza.  Sulle sue spalle il peso di scelte sbagliate: una relazione turbolenta, talvolta violenta, poi la separazione, e la responsabilità di crescere un figlio con quella malattia. Infine la sentenza che le impone di restare dov'è almeno per un altro anno ancora. «Quello che chiedo è di poter tornare nella mia città dove potrei ricevere l'affetto e il supporto della mia famiglia e la serenità del mio bimbo», conclude Chiara sperando che la spinta mediatica possa cambiare quell'assurda condizione di mamma costretta a fare la pendolare per un diritto difficile da condividere. «La mia priorità è il benessere di mio figlio e tornare a Manduria è l'unico modo per garantirglielo».

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4 commenti

  • Gregorio
    ven 27 settembre 22:54 rispondi a Gregorio

    A volte, vedo delle stranezze di certi giudici, sopratutto i giudici che hanno a che fare con i Servizi Sociali, mmmhh , li vedo un po’ STOLTI !! Mia impressione ? Secondo me, devono pensare al benessere del bambino, poi in secondo piano i genitori.

  • Manduriano riflessivo
    ven 27 settembre 18:38 rispondi a Manduriano riflessivo

    Troppo spesso si dimentica che anche i padri hanno dei diritti, come per esempio il diritto di vedere i figli. Ritengo che la decisione del giudice sia comprensibile e condivisibile. Troppe mamme pensano che i figli siano roba loro e per troppo tempo è stato fatto credere loro che fosse così.

  • Eulalia Gloria
    ven 27 settembre 15:38 rispondi a Eulalia Gloria

    Leggo che il bimbo ha solamente 2 anni, la scuola sappiamo ha un ruolo importante ma quindi si vuole sostenere che altre realtà scolastiche non sono adeguate? Discriminare il ruolo dei maestri? Alquanto discutibile e ricordano pure che non è obbligatoria, di storiacce come Bibbiano sarà pieno il mondo e il giudice si faccia un esame di coscienza!

  • gerardo
    ven 27 settembre 08:05 rispondi a gerardo

    se avessi il potere di far vivere a questi giudici almeno sei mesi nelle stesse condizioni di quotidianeita' di alcune famiglie con problematiche serie, si renderebbero conto di che danni sono capaci di fare

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