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Dopo Avetrana, l’indagine dell’Acquedotto pugliese che intende smascherare le abitazioni con lo scarico abusivo nel sottosuolo, tocca le case di San Pietro in Bevagna.

L’Aqp indaga sui pozzi neri a San Pietro e manda gli “avvisi” ai proprietari

Chiesa di San Pietro in Bevagna Chiesa di San Pietro in Bevagna | © Benedetta Colella

Dopo Avetrana, l’indagine dell’Acquedotto pugliese che intende smascherare le abitazioni con lo scarico abusivo nel sottosuolo, tocca le case di San Pietro in Bevagna. E per molti proprietari potrebbero cominciano i guai. L’intero territorio costiero di competenza del comune di Manduria, infatti, è privo di fognatura pubblica per cui ogni scarico dovrebbe essere assicurato dalle fosse imhoff che, secondo la normativa, devono essere a tenuta stagna e svuotate periodicamente oppure avere un impianto di subirrigazione per lo smaltimento controllato (ville e zone con ampie aree agricole).

Entro trenta giorni dal ricevimento della lettera, i proprietari di immobili costieri che la stanno ricevendo dovranno dichiarare sotto la propria responsabilità lo stato di allaccio alla fognatura e il sistema di smaltimento utilizzato. Tutte le informazioni dovranno essere comunicate telematicamente attraverso apposito form raggiungibile sul sito istituzionale dell’Acquedotto pugliese. L’avvertimento che si fa è chiaro: in caso di inadempienza, si legge, l’Aqp «potrà procedere a sospendere la somministrazione del servizio di fornitura idrica con successiva rimozione dell’impianto» a spese dell’utente. Per chi non ha l’allaccio all’acqua pubblica, la quasi totalità in questo caso, rischia «la conseguente perdita di agibilità dell’abitazione» che non potrà più essere venduta né affittata e, ovviamente, abitata. L’alternativa è mettersi in regola con i sistemi di smaltimento a norma e quindi con lo svuotamento delle fosse con l’autospurgo. Sapendo però che in qualsiasi momento l’Aqp oppure lo stesso comune di appartenenza potrebbero richiedere la certificazione degli avvenuti svuotamenti delle fosse con autospurgo.

La comunicazione, intestata al proprietario e per conoscenza al sindaco del comune di Manduria e alla Asl, contiene poi un esplicito richiamo alla legge in materia di reati ambientali. «La immissione dei reflui in sistemi di raccolta provvisori, quali ad esempio vasche a tenuta non stagna – avverte Aqp -, può essere configurata come illecito sanzionabile in sede amministrativa e/o penale». Ed ecco il punto. Almeno l’ottanta percento delle costruzioni al mare sono figlie del triste periodo dell’abusivismo selvaggio quando in una notte, o poche di più, si innalzavano quattro mura scavando il sottosuolo in cerca della «fossa nera» dove scaricare i liquami. O, nella migliore delle ipotesi, mettendo la fossa imhoff che veniva opportunamente forata sul fondo raggiungendo lo stesso scopo. Dal suolo alla falda il passo è breve. Si calcola che negli anni le costruzioni abusive e poi condonate lungo i diciotto chilometri di costa manduriani sono circa ventimila.

Come nelle lettere inviate alle famiglie di Avetrana, anche in queste si ricorda la procedura di infrazione comunitaria per i comuni non ancora in regola con le direttive in materia di depurazione. Un chiaro richiamo alla tormentata vicenda del depuratore consortile Manduria-Sava che la Regione Puglia ha deciso di realizzare nella marina manduriana ma che servirà i soli comuni e non le abitazioni costiere le quali resteranno prive di allaccio, secondo le stesse stime di Aqp, per almeno altri 30 anni.

Nazareno Dinoi su Quotidiano di Taranto

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4 commenti

  • FDB
    gio 19 luglio 2018 02:45 rispondi a FDB

    L'attuale situazione è figlia di chi ha condonato "a coda di cane" (eufemismo!). Un segno evidente sono quelle abitazioni che occupano metà strada quando tutte le altre sono arretrate il giusto. Ora volete che chi ha condonato tali obbrobri permanenti, sia andato a verificare se le fosse di scarico fossero tutte a norma? Comunque ben vengano le verifiche che il sottoscritto ha da tempo caldeggiate sulle pagine di questo giornale.

    • andrea rossi
      dom 5 agosto 2018 10:20 rispondi a andrea rossi

      Caro FDB la parola condono è quella che occupa la mente dei furbetti. Basterebbe un esempio di demolizione per fare stringere il dubbio del fare ciò che non si dovrebbe.

  • lorenzo
    gio 19 luglio 2018 04:10 rispondi a lorenzo

    Personalmente tutto ciò che sono azioni finalizzate al ripristino della legalità, specie nell'ambito ambientale, ritengo che vadano comunque accolte con rispetto e dovere di senso civico. Tuttavia che tale controllo parta a 2 mesi dall'inizio lavori del depuratore, quanto meno sa un po' di azione psicologica atta ad ottenere meno dissenso all' opera oggetto di critica (depuratore). Infine ricordo, se non sbaglio che, chi ha usufruito del Condono Edilizio, ha versato alle Autorita' da decenni, oneri di urbanizzazione che dovevano per legge essere utilizzati appunto per le urbanizzazioni ( acqua, luce, strade, marciapiedi, fognature ecc.), mai fatto!

  • Alessandro il grande
    mer 18 luglio 2018 08:52 rispondi a Alessandro il grande

    Non capisco quale siano le competenze dell aquedotto pugliese visto che le marine per il 90,% non sono servite da acqua e fogna.. perciò non vedo quale autorità ha di controllare se una abitazione scarica in una cisterna che periodicamente viene svuotata o meno...allora bisognerebbe chiedere dove è stata negli anni passati quando il depuratore se così vogliamo chiamarlo non ha mai funzionato con scarico in falda.. sicuramente non dobbiamo dare conto a loro...

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