«Sto ancora male, mi rifiutano le visite specialistiche che pagherei a mie spese». È l’appello del manduriano Walter Modeo detenuto nel carcere di Napoli dove sta scontando la pena in primo gradi di venti anni per l’inchiesta sulla mafia manduriana “Cupola”. Da tempo il 48enne è affetto da patologie invalidanti che non gli permetterebbero di camminare per le quali già in passato aveva denunciato mancate cure. «Per questo – scrive nella lettera inviata a La Voce -, mi hanno trasferito dal penitenziario Opera di Milano a Napoli Secondigliano dove sono stato affidato al personale sanitario dell’infermeria che si prende cura di me garantendomi i diritti di salute».
La protesta di Modeo riguarda il presunto rifiuto dei responsabili del carcere di sottoporlo ad esami approfonditi e utili ad un trattamento più efficace per la sua malattia. «Nonostante abbiano riscontrato un aggravamento del mio stato con nuove ernie discali, scoperte grazie ad esami radiologici pagati da me stesso – racconta Modeo -, il presidente continua a rigettare la visita neurochirurgica sempre a mie spese che mi è stata prescritta dai sanitari dell’istituto e che mi porterà ad un intervento neurochirurgico complicato».
Il detenuto che deve rispondere di vari reati per fatti di droga e armi, si dice vittima del sistema sanitario carcerario che non gli garantirebbe il diritto costituzionale a curarsi lamenta così il suo stato. «Sono costretto ad assumere molti farmaci, mi viene negato il diritto alle cure, è un trattamento inverosimile», prosegue il manduriano che sempre nella lunga lettera entra nel merito della pena inflitta in primo grado e arricchisce di particolari nuovi episodi da lui descritti nel processo di appello che è in corso. «Questo trattamento – si lamenta Modeo - nonostante in fase di appello io abbia chiarito altri scenari su colpi d’arma da fuoco avvenuti a Oria e sulla cessione di marijuana che mi era stata fornita da un calabrese».
Dopo una serie di accuse rivolte al sistema carcerario e ai collaboranti che lo accusano dei reati per i quali è stato condannato, Walter Modeo contesta il 416 bis (reato di mafia) che sarebbe stato «costruito a tavolino e le mancate cure che mi costringono a restare a letto soffrendo di forti dolori».
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3 commenti
Gregorio
ven 5 gennaio 2024 03:25 rispondi a GregorioZuppì, prima jeri buta pinsari noni moni. Pesciu pi tei.
Gregorio Manduriano
dom 26 novembre 2023 06:46 rispondi a Gregorio MandurianoMi sembra corretto dare spazio alla voce di tutti - anche di chi ha commesso reati pesanti e ha rovinato il proprio territorio - però così state esagerando... sarà la terza lettera di questo criminale che pubblicate...
Antonio
lun 13 novembre 2023 10:15 rispondi a AntonioPovero Modeo…. Quando però commetteva i reati le ernie discali non facevano male… come anche la sua presunta malattia non era invalidante…