Sabato, 21 Dicembre 2024

Giudiziaria

Verdetto della Cassazione

“Non ci fu mobbing”, assoluzione definitiva per il sindaco Pecoraro

Gregorio Pecoraro Gregorio Pecoraro

Il sindaco di Manduria, Gregorio Pecoraro, è stato definitivamente assolto dall’accusa di mobbing nei confronti di una dipendente dell’Ordine dei commercialisti della provincia di Taranto di cui è stato segretario.

Assolto, con altri componenti del Consiglio dell’Ordine, dalla corte d’appello, è arrivata

l'autorevole decisione della Corte di Cassazione che ha confermare l'assoluzione per tutti gli imputati del procedimento nato dalla denuncia della presunta vittima.

La suprema Corte ha bocciato, dichiarandolo inammissibile, il ricorso inoltrato dalla procura contro l'assoluzione che, in realtà, per sette degli otto imputati era già stata decretata in primo grado e per il solo ex presidente era sopraggiunta in secondo grado.

Diventa così definitiva l'assoluzione decretata per il sindaco Pecoraro (segretario dell'Ordine fino al 17 marzo 2017), per l'ex presidente dell'Ordine, Cosimo Damiano Latorre, per tre tesorieri Riccardo Scialpi (in carica dal gennaio 2013 ad aprile 2014), Maria Rosa Chiechi (da aprile 2015 fino a giugno 2016) e Angela Cafaro (da giugno 2016 a marzo 2017), oltre che per due impiegate e una tirocinante. Per tutti l'ipotesi accusatoria era quella di aver contribuito ad emarginare la dipendente durante le ore di lavoro.

Nella sua ricostruzione, alla base delle contestazioni formulate dalla pm Rosalba Lopalco agli imputati, la donna aveva fatto riferimento a pesanti vessazioni, raccontando di procedimenti disciplinari e di un demansionamento, che le avevano causato una serie di difficoltà al punto da costringerla a rivolgersi ai medici e a restare lontano dal posto di lavoro per ben sei mesi. In giudizio, però, le accuse sono gradualmente franate con le sentenze di assoluzione, confermate definitivamente dalla Cassazione per gli otto imputati che sono stati assistiti dagli avvocati Raffaele Errico, Gaetano Vitale, Paolo Francesco Garzone e Giuseppe Passarelli.

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