
Dopo sei anni dalla chiusura dell’Unità di terapia intensiva cardiologica e del reparto di cardiologia, nell’ospedale di Manduria è stato impiantato ieri un pacemaker su una paziente grave non trasportabile all’unità coronarica di Taranto. Un fatto eccezionale per un ospedale privo di Utic e di posti letto per la degenza che può contare su un servizio di cardiologia con soli tre medici compresa la primaria cardiologa, la dottoressa Giovanna Rodio, che dopo l’incarico avuto a settembre dello scorso anno attende ancora che gli venga completata l’equipe necessaria per aprire il reparto e fare questo ed altri interventi salvavita di cui è capacissima. Ad assisterla nell’impianto di ieri c’erano l’anestesista Elisa Erminio e l’equipe infermieristica della sala operatoria a cui va il merito di aver sostenuto anche questo carico di lavoro non previsto nonostante l’insufficienza di personale e di risorse più volte segnalata. Tutti problemi superati grazie all’interazione di più forze.
La paziente di 85 anni che oggi dovrebbe essere dimessa dalla rianimazione per passare nel reparto di base, era stata ricoverata nell’ortopedia dello stesso presidio per una frattura di femore. Dopo l’intervento chirurgico, la donna, già sofferente di cuore, aveva avuto delle complicanze cardiache con implicazioni respiratorie e renali. Era stata così trasferita nella rianimazione e sottoposta a respirazione assistita. La consulenza cardiologica aveva poi diagnosticato un aggravamento dell’attività cardiaca con la necessità di un urgente impianto di pace maker. Il consulto tra rianimatori e cardiologi che concordavano sulla necessità di un intervento di estrema urgenza, aveva fatto escludere la possibilità, perché molto rischioso, di un trasferimento della 85enne nell’unità cardiologica intensiva del Santissima Annunziata di Taranto. In accordo con il primario della rianimazione messapica, Pasquale Marangiolo e chiesta la disponibilità di una sala operatoria, la direttrice Rodio ha così deciso di intervenire superando il gap della mancanza di un reparto di terapia intensiva cardiologica o di un proprio reparto dove poter seguire il decorso post operatorio della sua paziente. Tutte le operazioni sono state coordinate dalla direttrice medica del Giannuzzi, Cosima Farilla.
Soddisfazione è stata espressa anche dalla direzione generale della Asl. Informato di tutto, il direttore Gregorio Colacicco si è detto «orgoglioso di poter offrire alla popolazione del territorio un’offerta sanitaria e assistenziale completa e competitiva. Questo intervento, infatti – ha aggiunto Colacicco -, evidenzia la notevole capacità organizzativa del personale sanitario nel gestire una situazione clinica complessa, assicurando al contempo un elevato livello di assistenza». Un primo passo, forse, verso quel potenziamento di risorse promesso da tempo a questo presidio periferico che negli anni ha perso posti letto, personale e reparti. A marzo del 2019, quando fu soppressa la cardiologia con Utic, il Marianna Giannuzzi offriva 82 posti letto totali tra ortopedia, chirurgia, medicina e nefrologia. Oggi gli stessi reparti dispongono poco più della metà di letti.
Nazareno Dinoi su Quotidiano di Puglia
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