Era arrivato sino a Teramo, secondo gli inquirenti che indagano, il business dei falsi diplomi di Operatore socio sanitario gestito da due manduriani e una brindisina, già processati e condannati per lo stesso reato dal Tribunale di Lecce che lo scorso 18 gennaio ha inflitto loro un anno di carcere a testa. Questo filone abruzzese, però, sembra essere destinato alla prescrizione perché il procedimento già incardinato e giunto alle fasi di giudizio immediato per reati commessi tra il 2015 e il 2018, è stato invalidato per difetto di competenza territoriale e tutto dovrà ripartire da Lecce.
I tre imputati, Cosimo Di Giacomo, 54 anni, di Manduria, rappresentante legale dell’associazione “Istituto Giacomo Leopardi” e della “Informates school” (quest’ultima sconosciuta al fisco); Fabio Di Maggio, di 32, anche lui manduriano ma residente a Lecce, responsabile dell’organizzazione e informazione e la sua coniuge Elsa Occhilupo, 36enne, tutor didattica, originaria di Brindisi ma residente a Roma, difesi dagli avvocati Antonio Liagi e Salvatore Rollo, hanno fatto riconoscere al giudice del tribunale teramano che i fatti per i quali erano stati denunciati sarebbero stati commessi in Abruzzo e nel Salento dove gli istituti avevano la sede principale. Quest’ultima circostanza in particolare ha convinto il giudice Enrico Pompei a trasmettere tutti gli atti al Tribunale di Lecce dove un nuovo gip si occuperà del caso.
Le nove persone che sarebbero state truffate, quasi tutte delle province abruzzesi, oltre al disagio della distanza, dovranno sperare in un processo sprint perchè si arrivi ad una sentenza prima che il reato si prescriva. Secondo la loro denuncia, ritenuta credibile dagli inquirenti della Procura di Teramo e dal gip che aveva chiesto ed ottenuto il giudizio immediato per i tre imputati, gli organizzatori dei corsi avrebbero promesso loro il rilascio di regolare attestato di Oss, valevole sull’intero territorio nazionale. Dopo la frequenza e il superamento di un corso e il versamento anche a rate di 2.800 euro, gli aspiranti operatori sanitari avrebbero scoperto che il loro titolo era inutilizzabile perché non riconosciuto dalle varie regioni. Conseguito l’attestato, i corsisti avrebbe scoperto di essere stati vittime di un raggiro. La sentenza di condanna inflitta dal Tribunale di Lecce per episodi fotocopia prevede, oltre alla pena detentiva di un anno, una provvisionale di 5mila euro per le parti civili mentre il resto del danno verrà quantificato in separata sede.
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