Mercoledì, 16 Luglio 2025

Giudiziaria

In primo grado erano stati condannati a 11 anni di carcere per rapina

Fratelli Scialpi innocenti, la Corte d’appello li assolve

Tribunale Tribunale

La Corte d’Appello di Taranto ha assolto, «per non aver commesso il fatto», i fratelli Santo e Mario Scialpi di Manduria, ribaltando la sentenza di primo grado che li aveva condannati a 11 anni di reclusione ciascuno. I due erano accusati di aver aggredito e rapinato l’ex gestore dell’hotel Charlie di San Pietro in Bevagna, marina di Manduria. I loro legali, gli avvocati Luigi e Mario Esposito (per Santo) e Davide Parlatano (per Mario), sono riusciti a far emergere gravi incongruenze nella ricostruzione accusatoria, portando alla piena assoluzione di entrambi.

Inizialmente nello stesso procedimento era coinvolto anche un altro fratello Scialpi, indicato come il terzo rapinatore, ma già assolto in primo grado perché ritenuto completamente estraneo ai fatti.

L’episodio risale a giugno 2022: tre uomini armati e incappucciati si sarebbero introdotti nell’appartamento dell’imprenditore, all’interno dell’hotel Charlie, mentre questi dormiva. Lo avrebbero aggredito e derubato di un orologio Rolex, oggetti in oro e denaro contante per un valore complessivo di 50mila euro. L’uomo si era poi recato al pronto soccorso di Manduria, dove gli furono riscontrate una frattura scomposta a un polso e altri traumi con prognosi di 40 giorni. Agli inquirenti raccontò che i rapinatori avevano agito a volto scoperto.

Tuttavia, nel corso del processo d’appello, la difesa ha smontato le dichiarazioni della vittima mettendone in luce le contraddizioni. In particolare, i legali di Santo Scialpi hanno fatto leva su un dettaglio indicato con assoluta certezza dall’imprenditore: uno dei rapinatori, da lui identificato in Santo, avrebbe avuto la barba rasata. La difesa ha invece prodotto prove video e perizie da cui risultava che, il giorno successivo alla rapina, Santo Scialpi aveva una barba lunga, circostanza incompatibile con l’identikit fornito dalla vittima. Questo elemento, unito ad altre incongruenze, ha contribuito in modo determinante a scagionare l’imputato. Altri particolari contrastanti con la versione dell’imprenditore, fatti rilevare dall’avvocato Parlatano hanno scagionato anche il fratello Mario.

Nonostante la richiesta del pubblico ministero di confermare la condanna inflitta in primo grado, la Corte ha ritenuto insussistenti le prove a carico degli imputati, pronunciando per entrambi una sentenza di assoluzione piena.


 

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3 commenti

  • Marco
    mer 16 luglio 08:58 rispondi a Marco

    Il karma esiste. Davanti a Dio pagheremo ogni centesimo...

  • Manduriano
    mer 16 luglio 07:45 rispondi a Manduriano

    Questi giudici andrebbero arrestati tutti,adesso chiederanno un risarcimento e faranno anche un bel po di soldi,andiamo via da Manduria,non c'è più niente di buono.

  • Luigi Dinoi
    mer 16 luglio 07:36 rispondi a Luigi Dinoi

    Povero imprenditore, speriamo che da questa assoluzione non abbia ripercussioni negative. Lavorare onestamente è un pericolo ormai costante. Gran lavoro per i numeri avvocati di Manduria

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