«Mia figlia mi manca e non ho avuto il coraggio di ringraziare tutti coloro che hanno donato per lei perché il dolore è forte da non poter descrivere. Lo faccio ora». Lo dice tra le lacrime Domenica, mamma di Lucia Barnaba, la food blogger manduriana morta lo scorso 5 gennaio per una grave malattia. L’imprenditrice di Apulia Farm amata e seguita sui social, era stata colpita da un tumore rarissimo per cui ha dovuto sottoporsi a cure molto costose tanto da spingere la famiglia a lanciare una raccolta fondi partita il 21 novembre 2023. Per lei hanno donato clienti, conoscenti, amici, familiari e professori universitari da Manduria a Roma, città dove Lucia aveva studiato e lavorato prima di tornare nel suo paese d’origine.
«Siete stati in tantissimi, da tutta Italia, e ringraziarvi uno a uno è impossibile, quindi lo faccio così: grazie di cuore a tutti». Mamma Domenica lo dice dal negozio di Via Edison circondata dai prodotti della terra di Apulia Farm che è stato il sogno di Lucia. Un’attività di prodotti naturali coltivati senza aiuti chimici. La manduriana aveva lasciato Roma dove aveva una casa e un lavoro sicuro per tornare e investire nella sua terra, Manduria. Poi, la scioccante scoperta del tumore l’ha portata via in pochi mesi. «Avrei voluto farlo prima», ripete più volte Domenica scusandosi per non aver ringraziato i donatori durante i drammatici mesi della malattia della figlia. La perdita di Lucia è stata così improvvisa da non lasciare spazio a nient’altro che il dolore, per lei e per tutta la famiglia. «La solidarietà che la mia Lucia ha ricevuto non la dimenticheremo mai», dice la donna guardando il marito che annuisce dall’altro lato del bancone impegnato nel confezionare un contenitore di miele biologico. Apulia Farm era il tempio di Lucia: il suo negozio ora è pieno di sue fotografie, ma l’attività è ripartita proprio grazie ai genitori. «Abbiamo deciso di riaprire l’azienda per nostra figlia», racconta Domenica emozionata mentre guarda una delle tante foto appese al muro. «Questo posto lo amiamo ed è la nostra unica e ultima ragione di vita», conclude la donna.
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