Mercoledì, 20 Agosto 2025

Attualità

La significativa presenza dei dipendenti Gialplast

La tenera lettera dei colleghi del netturbino: "Pasquale voleva tornare a casa come tutti noi"

I funerali di Pasquale I funerali di Pasquale

Ai funerali di Pasquale Dinoi, netturbino stagionale vittima del lavoro e della strada all’alba di ferragosto, i banchi della chiesa di San Giovanni Bosco erano quasi tutti occupati a testimonianza della partecipazione e della solidarietà verso la famiglia. Tra le autorità il sindaco Gregorio Pecoraro con alcuni suoi assessori.

Ma a colpire di più era la presenza numerosa dei colleghi del lavoratore, riconoscibili dai gilet gialli che hanno reso omaggio a chi, come loro, ogni giorno si dedicava con umiltà e dedizione a un servizio essenziale per la città. Sono stati sempre loro, a turno, a portare la bara a spalle con la divisa da lavoro, quel lavoro tanto atteso ma breve per Pasquale: appena un mese dall’inizio e che avrebbe dovuto lasciare tra qualche settimana per la conclusione del suo contratto stagionale.   

Hanno stretto il cuore di tutti, poi, le parole di una lettera che uno dei suoi colleghi, Massimo Pezzarossa, ha voluto leggere dall’altare. Ecco il commovente testo.

Abbiamo pensato di scriverti qualcosa, perché il cuore ce lo ha comandato. Non potevamo restare in silenzio.
Il silenzio… sì, proprio ciò che più ti piaceva. Mai una parola fuori posto, mai un gesto maleducato.
Eppure, chi ha avuto l’onore e il piacere di guardarti negli occhi ha riconosciuto in te un grande amore per gli altri.

Non possiamo dire molto di te: eri l’ultimo arrivato, sapevamo che presto te ne saresti andato, ma non così. Non in questo modo.

Per questo, tutti insieme, abbiamo deciso che la tua morte non dovrà essere vana.
Questa tragedia ci ha fatto riflettere: attraversare la strada, mentre lavoriamo, capita a ciascuno di noi centinaia di volte. Noi, invisibili.

Per rispetto di Pasquale, vi chiediamo di guardarci con occhi diversi.
Abbiate un po’ di pazienza se vi capita di restare dietro al nostro camion o se, a volte, non possiamo farvi passare. Accade solo perché non è possibile in quel momento.
Abbiate un pizzico di attenzione in più quando lavoriamo vicino a voi.

Noi vogliamo tornare a casa, proprio come lo voleva Pasquale.
In sua memoria, provate da oggi in poi a guardarci come ci guardano i bambini.

Addio Pasquale e grazie.

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COMMENTA

1 commento

  • Agfa
    mar 19 agosto 19:06 rispondi a Agfa

    C'è chi giace e chi il giorno dopo fa colazione al bar (un bar parecchio centrale). ..............E 4 giorni dopo l'incidente non si sa ancora a che velocità andasse il motociclista.

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