
Dopo un mese di detenzione cautelare in carcere, il 51enne manduriano Ambrogio Daggiano è tornato a casa dove sconterà la misura ai domiciliari. Il giudice delle indagini preliminari, Benedetto Ruberto, ha ridimensionato l’accusa accogliendo la tesi dell’avvocato difensore, Lorenzo Bullo anche all’esito delle immagini di una telecamera di sorveglianza che ha ripreso tutte le fasi della rissa avvenuta il 13 aprile scorso tra Daggiano ed altri due, Calugaru Iordan Ciprian, 28 anni, pregiudicato di origini rumene e il manduriano di 54 anni, Angelo Caniglia, quest’ultimo ferito gravemente e ricoverato in rianimazione a Tricase. La lite degenerata poi con l’uso di bastoni, un’ascia e una spada katana, era nata per motivi legati al presunto interesse di Caniglia per la figliastra minorenne del rumeno.
In sede di interrogatorio di garanzia Daggiano ha spiegato di essersi solo difeso dall’aggressione di Caniglia che lo avrebbe aggredito solo per averlo visto in compagnia della ragazzina e di sua madre, compagna di Calugaru. L’avvocato Bullo, documentando la tesi con le immagini delle telecamere acquisite agli atti, ha poi fatto notare che per ben quattro minuti il suo assistito è stato raggiunto da numerosi colpi di bastone alla testa e alle gambe prima di riuscire ad afferrare il bastone e disarmare Caniglia e allontanarsi nel momento in cui sopraggiungeva il rumeno che si avventava contro il suo aggressore. All’arrivo dei carabinieri, infatti, il 51enne non era presente sul posto ma si è presentato spontaneamente il giorno dopo in caserma e dopo un giorno è stato arrestato con l’accusa di tentato omicidio.
Secondo il gip, non è ancora chiaro se l’unico scopo di Daggiano fosse quello di difendersi dalle bastonate e non anche di mantenere fermo Caniglia mentre l’altro lo colpiva procurandogli la rottura della milza.
Per il gip la positiva evoluzione clinica della vittima (Caniglia è stato dimesso dall’ospedale) e l’atteggiamento collaborativo di Daggiano, «ridimensionano in parte la gravità della condotta consentendo una rivalutazione circa l’adeguatezza della misura cautelare in carcere» che passa così ai domiciliari. Nel corso dell’interrogatorio, infine, il giudice ha potuto prendere visione delle lesioni ancora preseti su varie parti del corpo dell’indagato.
N.Din.
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