Non aveva violato l’obbligo di non spostarsi di casa nelle ore stabilite dalla misura di sorveglianza (dalle 21 alle 6 del mattino), ma aveva semplicemente il sonno pesante non sentendo quindi il suono del citofono che per otto minuti aveva suonato nella notte. E’ questo il giudizio finale espresso dalla giudice Luana Loscanna del Tribunale di Taranto che ha assolto il manduriano L.C. di 29 anni «perché il fatto non sussiste». Difeso dall’avvocato Davide Parlatano, il pubblico ministero aveva chiesto tre mesi di reclusione.
A denunciarlo erano stati i poliziotti del commissariato di Manduria che in due occasioni, all’una e alle 2,40 del mattino, non lo avevano trovato in casa. O meglio, ha sostenuto l’imputato, «non aveva sentito il citofono perché da diverso tempo assumeva farmaci e che, al momento del controllo, si trovava all'interno dell'abitazione ed era profondamente addormentato non udendo il suono del campanello». Al termine del dibattimento la giudice si è così espressa. «Nel caso di specie – si legge nella sentenza -, la ricostruzione alternativa degli eventi appare verosimile; nel caso di specie non può pervenirsi ad una pronuncia di condanna sulla base del solo elemento costituito dalla circostanza che gli operanti non avessero ricevuto risposta dopo aver citofonato».
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