Si allungano i tempi per la fine del processo con il rito abbreviato che vede alla sbarra l’ex boss manduriano della sacra corona unita, Massimo Cinieri, divenuto pentito di mafia che deve ora rispondere di un omicidio avvenuto 35 anni fa del quale si era già dichiarato autore. Nell’udienza di ieri che si è tenuta nel Tribunale di Lecce, la gip Giulia Proto ha accolto la richiesta della pubblica accusa, rappresentata dal procuratore aggiunto della direzione distrettuale di Lecce, Guglielmo Cataldi, di modificare il capo d’imputazione a carico di Cinieri da esecutore a mandante. Il colpo di scena è stato comunicato agli avvocati difensori, Nicola Marseglia e Cosimo Romano, che dovranno ora reimpostare la difesa sulla base della nuova imputazione.
“Massimino molletta”, così come veniva chiamato negli ambienti della criminalità organizzata, è stato “figlioccio di Vincenzo Stranieri, detto Stellina per via della stella tatuata sulla fronte.
Ora 56enne, Cinieri è accusato di aver commissionato l’uccisione dell’imprenditore di San Giorgio Ionica, Gaetano Fina, freddato l’11 luglio del 1989 nel suo comune di residenza da due sicari venuti da Manduria.
A chiedere ed ottenere il rinvio a giudizio per quel vecchio crimine è stato il procuratore aggiunto dell’antimafia Cataldi, lo stesso che nel 2001 raccolse le prime dichiarazioni di corresponsabilità di “molletta”, da allora sottoposto ad un programma di protezione riservato ai pentiti di mafia.
L’esecuzione per la quale è ora chiamato a rispondere Cinieri, avrebbe avuto origine dagli interessi su alcuni grossi appalti da parte della criminalità organizzata. La vittima era titolare di una ditta di scavi e movimento terra che avrebbe pagato con la vita l’aver messo le mani su alcuni lavori che interessavano ad amici del clan dominante su quel territorio di San Giorgio Ionico.
Secondo la ricostruzione del delitto, fatta all’epoca dai carabinieri della compagnia di Martina Franca, poco dopo le tredici dell’11 luglio del 1989, in una strada in pieno centro urbano di San Giorgio Ionico, una Fiat Uno di colore blu con a bordo due persone si avvicinò all’auto guidata dall’imprenditore Fina. Uno dei due killer scese dalla macchina e freddò la vittima esplodendogli contro quattro colpi di pistola calibro 38 a canna lunga, poi salì sull’auto che si allontanò in direzione Monteiasi.
Nelle confessioni fiume risalenti al suo pentimento, Cinieri ammise anche questo delitto e alla domanda del pubblico ministero Cataldi sul motivo, “Massimino” rispose: «per problemi di appalti».
Nazareno Dinoi
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2 commenti
R&R
gio 19 settembre 11:37 rispondi a R&RCon calma...molta molta calma...
Gianni
gio 19 settembre 08:51 rispondi a GianniGiustizia italiana, 35 anni e ancora Almeno lo stipendio è i contributi sono al sicuro.Opinione