
Anche il terzo protagonista della rissa a colpi di ascia e spada katana, Julian Ciprien Calugaru, di origini rumene, ha lasciato il carcere per passare ai domiciliari. Il giudice delle indagini preliminari, Benedetto Ruberto, contro il parere del pubblico ministero, ha ritenuto parzialmente affievolite le esigenze cautelari che avevano giustificato l’applicazione della detenzione in carcere.
Il ventottenne che è difeso dall’avvocato Daniele Capogrosso, è accusato di rissa aggravata e tentato omicidio ai danni del manduriano, Alberto Caniglia, finito in ospedale dove è stato sottoposto ad un intervento chirurgico per la rottura della milza. Ad oggi non è stato ancora possibile interrogare Caniglia che pur dimesso dall’ospedale non sarebbe in grado di sopportare un interrogatorio.
Secondo la versione del rumeno, confermata dal suo presunto complice, Ambrogio Daggiano, di 51 ani, anche lui prima rinchiuso in carcere e poi liberato per i domiciliari, sarebbe stato Caniglia ad aggredire prima Daggiano. Calugaru si sarebbe poi frapposto tra i due per difendere l’amico. Durante questa concitata fase, tutta ripresa da una telecamera di sorveglianza posizionata nelle vicinanze, Caniglia sarebbe stato gravemente ferito al fianco sinistro. «La versione dei fatti fornita dal Calugari – scrive il gip nell’ordinanza -, pur meritevole di approfondimento investigativo, non consente di escludere, allo stato, la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza a suo carico».
Il giudice ha ritenuto tuttavia che l'evoluzione del quadro clinico di Caniglia, ormai fuori pericolo, il contributo offerto dal rumeno durante l’interrogatorio di garanzia nonché la sua personalità, alla luce della documentazione allegata all'istanza prodotta dall’avvocato Capogrosso «che attesta il buon comportamento serbato nella comunità manduriana … ridimensiona in parte la gravità della condotta».
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1 commento
Marco
gio 20 maggio 2021 06:16 rispondi a MarcoParlo in generale. Chissà cosa deciderebbe una giuria popolare...