
Convertire il riscaldamento di casa in un costo prevedibile o giocare d’anticipo puntando sui ribassi del mercato? È il dubbio che assale molti consumatori dopo la fine del servizio di tutela.
Per orientarsi servono poche nozioni chiare e la consapevolezza di come le proprie abitudini incidano sulla bolletta. Per questo motivo, andiamo a scoprire qual è la differenza tra una tariffa gas fissa e una variabile e quali sono le caratteristiche dell’una e dell’altra soluzione.
Prezzo bloccato o indicizzato? Ecco la differenza
Le tariffe a prezzo fisso stabiliscono il valore del metano al momento della firma e lo mantengono invariato per tutta la durata del contratto: restano fuori solo gli oneri fissati da ARERA.
Chi sceglie questa strada blocca l’importo del metro cubo di gas e si mette al riparo da sorprese: se il mercato schizza verso l’alto, la bolletta non segue. Per avere un esempio concreto di proposte di questo tipo, si può visitare il portale di un fornitore: in questo modo scopri le offerte gas a prezzo fisso pensate per famiglie e piccoli business.
Le tariffe variabili, al contrario, indicizzano il costo alla quotazione all’ingrosso che viene aggiornata ogni mese. Il risultato? Bollette più leggere quando il metano cala, ma anche il rischio di pagare di più in caso di tensioni internazionali o picchi di domanda.
Quando puntare sul fisso
Scegliere formule con importo bloccato è una buona idea se:
- Si ha un budget familiare rigido e si preferiscono rate costanti;
- Si vive in zone fredde e il riscaldamento pesa molto sul consumo annuale;
- Si temono nuovi rialzi delle materie prime e si vogliono dormire sonni tranquilli.
In pratica le offerte gas prezzo fisso funzionano come una sorta di paracadute che evita balzi imprevisti. L’unico aspetto da considerare è che scegliendole si rinuncia ai possibili ribassi: anche se il mercato scende, il contratto resta uguale.
Per questo può convenire bloccare il prezzo in periodi di calma o leggera flessione, cercando condizioni di durata almeno annuale.
Tariffa gas variabile: punti forti e rischi
L’indicizzazione è la scelta ideale per chi ama la flessibilità. Si paga l’energia al suo valore di mercato con un piccolo ricarico del fornitore.
Le bollette possono alleggerirsi in fretta se la quotazione cala, e nella maggior parte dei casi è possibile cambiare operatore senza penali. Ma c’è il rovescio della medaglia: una crisi geopolitica o un inverno particolarmente rigido possono far cambiare anche di molto la spesa di mese in mese.
Tariffa fissa o variabile? Ecco come decidere in pratica
È possibile fare quattro cose per decidere quale tariffa gas sia più adatta al proprio caso:
- Controllare i consumi storici: questo è fattibile recuperando le ultime dodici bollette e calcolando il fabbisogno annuo. Solo così si può capire quali sono le esigenze energetiche della famiglia;
- Fare un test di scenario: domandandosi come reagirebbe il proprio bilancio se il gas aumentasse del 10% o calasse del 5%. Se la risposta inizia a diventare preoccupante, il fisso può essere la scelta naturale;
- Guardare al contesto: in un periodo di prezzi volatili e in rialzo meglio fissare la spesa, mentre in fase calante il variabile può regalare risparmi immediati.
- Confrontare le offerte: bastano pochi click per vedere quali fornitori offrono bonus di benvenuto, servizi extra o sconti digitali.
Non esiste, quindi, una formula magica valida per tutti. La tariffa a prezzo fisso garantisce stabilità, utile per pianificare spese e proteggersi dai rincari. Quella variabile, invece, richiede un po’ di attenzione in più e propensione al rischio, ma permette di approfittare dei ribassi del mercato.
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