
Quindici cittadini di Manduria di Avetrana, tra cui 7 amministratori dei rispettivi comuni, hanno presentato un esposto alla Corte dei Conti della Puglia in cui si chiede di indagare per danno erariale i firmatari di una delibera del consiglio comunale della città messapica che concede a titolo gratuito all’Acquedotto pugliese sessantamila metri quadrati di suolo pubblico.
I terreni in questione, situati sulla costa manduriana in località «Masseria Marina», sono quelli dove l’Aqp ha realizzato le trincee drenanti dove scaricano i reflui del nuovo depuratore consortile di Manduria e Sava. Tra i firmatari della denuncia figurano i nomi dei due consiglieri Comune di Manduria, Gregorio Perrucci e Pasquale Pesare del gruppo Demos e del consigliere dimissionario manduriano, Mimmo Breccia; e dei quattro consiglieri del Comune di Avetrana, Antonio Lanzo, Martina Tarantini, Lucia Vacca e Rosaria Petracca. Tutti dell’opposizione.
Il principio su cui si basa la loro denuncia è quello di aver favorito un‘impresa privata concedendole a costo zero l’utilizzo di un bene pubblico. Sei ettari di terreno coltivabile o di macchia mediterranea a poche centinaia di metri dal mare di San Pietro in Bevagna, che, secondo i denuncianti, dovevano essere pagati dall’utilizzatore esclusivo del bene. Così invece non è stato grazie ad un atto deliberativo votato a maggioranza dalla massima assise amministrativa l’8 giugno del 2022 che oltre ad ratificare una variante al piano urbanistico dell’area in questione, ha approvato lo schema per la concessione a titolo gratuito alla Società Aqp di 60.902 metri quadrati di terreno di proprietà comunale. «La concessione – si legge nell’esposto inviato alla magistratura contabile -, ha per oggetto il “pieno ed esclusivo uso” della vastissima area, a tempo indeterminato; ancorché il contratto/accordo riporti la denominazione di “concessione a titolo gratuito” – specificano i denuncianti -, si tratta della cessione, in via definitiva, di un bene comunale e quindi un’alienazione a titolo gratuito». Cessione che l’amministrazione messapica ha giustificato come una giusta compensazione per un servizio pubblico del quale gli abitanti manduriani beneficeranno in futuro. Diverso il parere dei firmatari dell’esposto. La società Aqp, si fa notare, eroga un servizio che viene pagato dagli utenti. «Nelle bollette – chiariscono -, ci sono tre voci: erogazione acqua, impianto di collettamento e spese per la depurazione delle acque. Quindi, la società Aqp Spa percepisce un pagamento per tutti i servizi resi». Non solo. «l’impianto di depurazione – si legge sempre nella denuncia -, non serve solo gli abitanti di Manduria, ma anche quelli del Comune di Sava. Quindi, anche a tutto volere concedere, il Comune di Manduria ha favorito, inspiegabilmente, anche il Comune di Sava, che beneficia di aree del Comune di Manduria, senza alcun costo». Per questo, si sostiene nella segnalazione, «la Società Aqp avrebbe dovuto acquistare le aree utilizzate e, se ammesso dal testo unico espropri, acquisirle previo pagamento dell’indennizzo di esproprio e di occupazione d’urgenza». In sostanza, conclude la presunta «notizia di danno» trasmessa alla Procura regionale della Corte dei Conti di Bari, «il Comune di Manduria avrebbe dovuto pretendere, doverosamente, il pagamento di un prezzo (vendita) o di un indennizzo (esproprio) e giammai potevano essere regalati oltre 60.000 metri quadrati di terreno di proprietà comunale».
Nazareno Dinoi su Quotidiano di Puglia
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