Secondo l’esperto paesaggista Valentino Traversa, sebbene il ginkgo bilobasia la pianta simbolo di Tokyo e nonostante molti esemplari siano presenti da molto tempo soprattutto nel settentrione italiano, non è una scelta preferibile per il nostro territorio a causa di alcune problematiche: il ginkgo, infatti, è un albero abituato, scrive l’esperto citando i manuali, a resistere agli eventi siccitosi ma non così prolungati come accade nel territorio pugliese, molto meno interessato dalle precipitazioni rispetto al settentrione e alla capitale giapponese, soprattutto nel periodo estivo.
Nel mese di luglio, Valentino Traversa, consulente dell’osservatorio europeo per il paesaggio, ha espresso alcune interessanti considerazioni riguardo il progetto di rigenerazione urbana che sta interessando il viale della stazione e, in particolare, tornano utili oggi alcune osservazioni che Traversa dà riguardo il ginkgo biloba, la specie che sostituirà le robinie.
Secondo Traversa, infatti, per permettere agli alberi di avere il tempo di accrescere la chioma, andrebbe impiantata un’alberatura secondaria tra un albero e l’altro per ridurre l’isola di calore estiva. Una soluzione proposta dall’esperto è quella di sostituire il biloba con dei platani o dei bagolari, «alberi di prima grandezza ampiamente sperimentati nelle condizioni climatiche mediterranee in ambiente urbano», utilizzando come alberature secondarie, a circa 7,5 m dalle principali degli alberi di siliquastro (l’albero di Giuda), Pyrus calleryana (una specie appartenente alla famiglia delle rosacee) o lagerstroemia indica (mirto crespo).
In ultimo, in luglio Traversa consigliava di investire qualcosa di più sulla modalità d’impianto degli alberi che sugli alberi stessi: il consigliodell’esperto è quello di utilizzare celle radicali per evitare in futuro che le radici rovinino la pavimentazione a causa della loro naturale spinta verso l’alto dovuta alla loro posizione. Una soluzione del genere aiuta a gestire meglio anche le sempre più frequenti “bombe d’acqua” che interessano il territorio, sottolinea Traversa.
«In tal modo, in conclusione, è possibile costruire uno scenario di viali ombreggiati, esteticamente appaganti, adeguati alle condizioni ambientali in cui sono posti a vegetare, con la potenzialità reale di divenire inoltre un possente ed amato landmark (punto di riferimento) per le future generazioni», scrive Traversa, augurandosi che in futuro qualcuno segua i suoi consigli per salvaguardare quantomeno il paesaggio.
Raffaele Montesardo
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1 commento
Gianni
oggi, gio 12 dicembre 10:39 rispondi a GianniTutti sti esperti... C'è ni sapuno loru? Lassati fari alli Cricori! Pecoraro, Dinoi, Attanasio loru sì ca nni capescunu.