Avrebbe ingaggiato extracomunitari per dieci ore al giorno di duro lavoro nei campi, dal lunedì al sabato, e sei ore la domenica per una paga mensile di 700 euro. E quando riposavano non dovevano usare i telefoni cellulari. Scoperto dai carabinieri della compagnia di Manduria, il presunto responsabile di tale attività, un 48enne di nazionalità indiana, è stato arrestato con l’accusa di reclutamento di manodopera destinata al lavoro agricolo in condizioni di sfruttamento. Il giudice delle indagini preliminari Francesco Maccagnano che lo ha interrogato, ha già convalidato ieri la misura cautelare richiesta dal pubblico ministero che gli contesta di aver avviato al lavoro agricolo 8 suoi connazionali fatti venire in Italia tutti con la necessità di mantenere le proprie famiglie bisognose in India. Il presunto «caporale» avrebbe operato con la costante minaccia di licenziarli, togliere loro i documenti e rimandarli nel loro Paese se non avessero eseguito strettamente i suoi ordini.
L’indagato che è difeso dall’avvocatessa Mariagrazia Stigliano, avrebbe svolto un ruolo di intermediario per fornire manodopera ad una grossa azienda agricola di Avetrana i cui titolari non risultano indagati ma sulla cui posizione sono attualmente in corso approfondimenti. Da quello che risulta al momento, gli otto indiani venivano pagati in contanti per prestazioni di lavoro di 66 ore settimanali a fronte di una retribuzione mensile di 700 euro pagati in contanti. Un palese sfruttamento, sostiene sempre l’accusa, non solo per la bassa retribuzione ma anche per il tenore stesso delle dure prestazioni senza riposi settimanale né altri diritti. L’orario di lavoro era dalle 6,30 alle 16,30 tutti i giorni della settimana fatta eccezione per la domenica quando il tempo concordato era dalle 6,30 alle 12,30. Senza diritti sindacali o altre previdenze, i lavoratori a nero, sostengono gli inquirenti, dovevano procurarsi a proprie spese anche i presidi di protezione individuale. Il mediatore arrestato, infine, controllava i lavoratori con delle telecamere installate nei loro alloggi per impedire l’uso dei telefoni cellulare e di contattare i propri familiari in India. N.Din.
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3 commenti
Marco
mar 24 dicembre 22:03 rispondi a MarcoMa sono pakistani?? Indiani a Manduria e vicinanze non ce ne sono. Ma comunque la ditta è responsabile a pari merito?! Il caporale/schiavista funge da parafulmine?
Lorenzo Libertà per la Marina
mar 24 dicembre 15:36 rispondi a Lorenzo Libertà per la MarinaDiciamocelo, a tanti imprenditori serve la manodopera a bassissimo costo. Tanti. Poi gli stessi parametri di rapporto ore lavorate/stipendio mensile usato per gli stranieri, viene poi utilizzato in estate ( e non solo) per tutti quei ragazzi italiani che non sono lazzaroni. Prendere o lasciare 😜 I più grandi nemici degli italiani sono gli italiani stessi. Opinioni
Giuse Dinoi
mar 24 dicembre 13:11 rispondi a Giuse DinoiCerto si ,loro pensano di essere nel loro paese dove agiscono cosi,dove lavorano senza protezioni di nessun tipo,guardate youtube gli stessi indiani mettono i video di quello che fanno lavorano nelle fabbriche addirittura si vedono dove riparano batterie di auto a contato con gli acidi e i fumi senza protezioni ,pensano che in italia siamo uguali e fanno quello che vogliono.