Sabato, 23 Novembre 2024

Cultura

Non erano due bambini qualsiasi, ma erano due protagonisti inconsapevoli di un evento storico che ha caratterizzato il paese durante il periodo del primo conflitto mondiale

?Un ponte di Manduria intitolato a "Mandurino Weiss & Trento Dinoi"

La targa sui ponti La targa sui ponti | © La Voce di Manduria

È questa la richiesta dell’artista pugliese Fabrizio Bellomo, restringere lo spazio e il tempo per far rivivere nella memoria degli abitanti di Manduria e dei suoi numerosi visitatori l’eccezionale episodio storico della nascita, nello stesso giorno, di due bambini a Manduria.

Non erano due bambini qualsiasi, ma erano due protagonisti inconsapevoli di un evento storico che ha caratterizzato il paese durante il periodo del primo conflitto mondiale.

Era il 1916 e il primo nascituro era un profugo trentino, chiamato dai suoi genitori Mandurino Vittorio Emanuele Weiss a testimonianza della riconoscenza della famiglia nei confronti del territorio di accoglienza. L’altro bambino era Trento Dinoi, figlio di due abitanti del posto che per esprimere solenne vicinanza nei confronti dei profughi decisero di dare questo nome originale al neonato. Un nome che simboleggia non solo una nuova vita ma anche la nascita di un ponte fatto di comprensione e reciprocità. La vicenda, con i suoi successivi sviluppi, viene brevemente spiegata in un estratto dal libro di Francesco Altamura “Dalle Dolomiti alle Murge, profughi trentini della Grande Guerra”.

Partendo da questi avvenimenti, tornati di attualità in occasione del centenario della Prima Guerra Mondiale, Bellomo ha messo in scena una installazione artistica di profondo valore ed alta suggestione. L’artista ha usato il proprio corpo come parte dell’arredo urbano, per sorreggere una segnaletica stradale informale a memoria dei due bambini.

Ma non finisce qui, la performance è infatti solo una prima parte dell’atto artistico. Bellomo suggerisce e rivendica la volontà di lasciare un segnale, una traccia, due nomi a disposizione della curiosità e della memoria degli abitanti e dei tantissimi visitatori che sempre più e da ogni dove popolano Manduria nella bella stagione.

Viene quindi fatta domanda al Comune di Manduria, con richiesta protocollata, di erigere la targa alla memoria della storia che vede protagonisti il Mandurino Weiss e il Trento Dinoi oltre che la stessa cittadina di Manduria, suggerendo tre punti del Comune di papabile intitolazione: uno dei due cavalcavia presenti sulla circonvallazione esterna della cittadina, il ponte sul fiume Chidro - presente nella frazione di San Pietro in Bevagna.

Nella lettera inviata al Comune si legge:

«Per perorare la richiesta, oltre che per dimostrare l’attaccamento sviluppato a questa poetica storia, il sottoscritto ha svolto in alcune giornate dell’agosto 2020, taluni atti performativi, in cui lo stesso è trasformato in un ‘palo-umano-reggisegnaletica-stradale’. Le fotografie in allegato alla presente richiesta/mail, mi mostrano in tale particolare attitudine (in cui ho dimostrato di avere anche un discreto talento): qui, sotto gli sguardi basiti e incuriositi di bagnanti, cittadini e automobilisti che mi hanno incontrato durante le calde giornate di agosto in cui si è sviluppata la performance, sono diventato un palo umano, a sostegno del cartello contenente la toponomastica “ponte Mandurino Weiss & Trento Dinoi". Ribadisco dunque la mia proposta di intitolare alla memoria di questa storia uno dei tre ponti individuati a Manduria. Questa sarebbe un’operazione che consentirebbe ad altri di venire a conoscenza di tale affascinante vicenda: una metafora di un ‘ponte’ fra popolazioni e comunità che verrebbe ora traslata nella realtà attraverso la suddetta attribuzione toponomastica. In questo modo il ponte metaforico che emerge dalla narrazione della vicenda diverrebbe figurato dalla targa affissa su un ponte o un comune cavalcavia della periferia della provincia pugliese.»

Un invito a ricordare quindi l’accoglienza con la metafora della strada e del ponte, congiunzione tra ciò che è vicino e ciò che sembra lontano e diverso ma che in realtà altro non è che l’altro lato della medaglia di noi stessi.

L’azione si inserisce nell’ambito di un progetto dell’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione - ICCD del MiBACT che ha coinvolto diversi artisti, tra cui per l’appunto Bellomo, per raccontare dal proprio punto di vista la Grande Guerra attivando differenti percorsi narrativi e di memoria collettiva.

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3 commenti

  • Giuseppe Guida
    gio 3 settembre 2020 04:52 rispondi a Giuseppe Guida

    Chiedo per un amico, il discreto talento come palo o come artista? Personalmente propenderei solo per la prima ipotesi, perché credersi artista è cosa comune, credersi palo mi sembra davvero inusuale, ma curabile.

  • Opera Magnitudo
    mer 2 settembre 2020 07:57 rispondi a Opera Magnitudo

    Caro Fabrizio Bellomo mi complimento per la brillante idea e la riconosco come artista performante. La vorrei sollecitare a continuare questa itinerante qualità spingendosi anche a Torre Colimena. Il crollo della piccola passeggiata a mare ancora molto ben simboleggiata dai reperti archeologici lasciati dalla mareggiata del 23 novembre 2019. O se preferisce scoprire l'abbandono del passaggio ciclabile nella Salina. Oppure addentrarsi nelle case iniziate e non ancora ultimate. La New-Economy dei poveri Cristi. Non si fermi ma prosegua nella Spiaggetta del porticciolo. Insomma non si lasci andare e prepari nuove targhe performative come documento artistico sociale.

  • Marco
    mer 2 settembre 2020 06:25 rispondi a Marco

    Ovviamente il libro in vendita non c'entra nulla con questa iniziativa...

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